Il Capocomitiva di Bari

Benvenuti, questo è il mio primo "BLOG". Per quanti di voi che abbiano intenzione di conoscere attualità, cronaca, divertimenti e tradizioni della città di Bari e non solo. Potrete fare due chiacchiere con me lasciando i vostri commenti o consigli in maniera seria ed io saro' felice di rispondervi. Buon divertimento Amici miei. Un saluto da Sergio "Il Capocomitiva". P.s.: Per la realizzazione di questo Blog nessun pugliese è stato maltrattato......

28 agosto 2008

L'Università di Bari sforna...futuri Dottori Cuochi!!!

Dal Sito della Gazzetta del Mezzogiorno riporto questo bellissimo ed interessantissimo articolo:
""""All'Università di Bari la 1^ laurea per cuochi
Il corso di laurea in Beni enogastronomici delle facoltà di Agraria e di Lettere e Filosofia, che parte da quest'anno ad iniziativa dell'Università di Bari, è un'occasione in più per tanti giovani che ambiscono ad un buon lavoro con sacrosante affermazioni.
BARI - Magari non s'apprenderà a cucinare le uova al tegamino (la qual cosa non è poi così facile), ma il corso di laurea in Beni enogastronomici delle facoltà di Agraria e di Lettere e Filosofia, che parte da quest'anno ad iniziativa dell'Università di Bari, è un'occasione in più per tanti giovani che ambiscono ad un buon lavoro con sacrosante affermazioni. In pratica è una laurea per diventare cuochi con conoscenze pratiche e scientifiche in un settore che richiede sempre più specializzazione, fantasia e cultura per un miglior inserimento nelle correnti di turismo internazionale. Monumenti e paesaggi non hanno senso se non... conditi da pasti e vini decenti. Il corso, della durata di tre anni, ideato dal professor Mauro Di Giandomenico, direttore del seminario di storia della scienza e del laboratorio di epistemologia informatica è impostato infatti in maniera tale da fornire conoscenze scientifiche e umanistiche per una formazione professionale e manageriale nella ristorazione di qualità e collettiva, della grande distribuzione e dei prodotti tipici e tradizionali. Gli studenti si occuperanno anche di agriturismo, di turismo culturale, di architettura rurale, della viabilità storica per salvaguardare e valorizzare le risorse naturali, tradizioni e culture con particolare riferimento alla Puglia e alla Basilicata. Insomma cuochi con un'approfondita conoscenza di letteratura, chimica, matematica, delle lingue straniere, di storia delle tradizioni enogastronomiche. Persino la psicologia del gusto sarà materia di studio nei tre anni di corso (Info: 080-5714492, digiandom@lei.uniba. it). Digiandomenico preannuncia tra l'altro lo studio dei maestri dell'enogastronomia pugliese, primo tra tutti quel Luigi Sada che ha lasciato un patrimonio di libri sulla tradizione gastronomica pugliese. Lo studente, ricorda il professor Digiandomenico, potrà approfondire le conoscenze nel campo della produzione, trasformazione, conservazione e distribuzione dei prodotti alimentari, collaborare alle attività connesse alla valorizzazione delle tipicità enogastronomiche locali in collaborazione con enti pubblici e privati. In tutto diciannove esami più tirocinio, stage ed elaborato finale. Non solo per essere cuochi con tanto di laurea, ma soprattutto per fruire di sana e tradizionale enogastronomia. Che è, per intenderci, quella della focaccia e non quella dei fast food. """"

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Gente di tutta Bari, accorrete. Studenti, giovani promesse della cucina o semplici appassionati dei fornelli, riprendete in mano penna e quaderni e cominciate a studiare!!!

Caspita che idea che hanno avuto nel capoluogo. Ma vi rendete conto che bell'iniziativa e che opportunità lavorativa per tanti ragazzi?Finalmente un corso di studi davvero interessante ed utile, almeno in ambito professionale.

Pensate, non solo istituti alberghieri che preparano i futuri cuochi del domani ma, da oggi, anche l'Università. Una laurea che, come avete potuto leggere, servirà a formare nostrani concittadini in grandi e sapienti chef, preparandoli non solo nell'attività culinaria, ma anche nella storia e nella conoscenza dei prodotti tipici pugliesi. Che spettacolo. Onestamente mi "mangio" un po' le mani, dato che personalmente, sono iscritto a tutt'altra facoltà....a saperlo prima...eheheh.

Ma non importa, credo questo percorso formativo, per molti giovani, servirà davvero come trampolino di lancio per il mondo del lavoro. La passione per la gastronomia della nostra terra alimenterà la professionalità e la voglia di apprendere tante belle materie e molte saranno le aziende, i ristoranti, le catene alberghiere, intenzionate ad assumere i neolaureati in questa disciplina.

Cari futuri Dottori cuochi, aspettero' le vostre lauree e verro' da voi, come un bravo paziente e, come non mai, saro' felice di chiedervi di prescrivermi una "dolce o salata" ricetta!!!!

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26 agosto 2008

Donne di oggi, danno di domani....

Amici miei l'altra sera mi trovavo in Corso Vittorio Emanuele, a Bari, stravaccato su una panchina con una birra in mano, a disquisire allegramente con una coppia di amici: Vincenzo e Rossella.
Le argomentazioni si susseguivano a valanga. E non vi nascondo che quando nascono queste chiacchiere da salotto mi diverto un mondo. Una delle tante tematiche: perchè da piccole le bambine vengono praticamente "addestrate" a fare le mamme????
La mia amica ha trovato una serie di (patetiche) giustificazioni...io invece dico quello che penso.
Pensateci bene, seriamente. Ci avete mai fatto caso???Le piccoline già intorno ai 3-4 anni iniziano a correre per la casa o per le strade con carrozzine minuscole, biberon, pannolini, siringhe (mah...in caso di malattia..non si sa mai) e quant'altro possa essere adoperato per la cura dei bebè. E qua' la lista sarebbe lunga, i nomi, le marche e i modelli delle bambole si sprecano. Piu' grandicelle, giustamente, i genitori ma soprattutto le mamme prendono le loro piccoline e le fanno vedere come devono stirare...

A questo punto perchè non regalare alle suddette figliole anche l'asse da stiro giocattolo e magari pure la cucina, completa di tutti gli accessori, in miniatura????Detto fatto.
Se qualche volta vi è capitato di andare in casa di qualche vostra coppia di amici o parenti che hanno una bimba piccola, noterete che nella sua stanzetta esiste una vera e propria copia in miniatura di un appartemento. Allucinante.

Ecco che torno a dire che le bimbe da piccole vengono letteralmente addestrate a diventare le future mamme e perfette casalinghe del futuro. Eppure.....
Eppure i conti non tornano. Perchè vedete, uno crede che essendo cresciute in questo fantastico mondo in miniatura, le brave bimbe diventino poi effettivamente altrettanto in gamba dietro i fornelli o amorevoli mamme un domani. Macchè. Se vi girate intorno, oggi come oggi, le ragazze (quelle della mia generazione, le trentenni insomma) che sanno cucinare o comportarsi come genitrici responsabili si contano sulla punta delle dita.
Secondo me, durante la loro crescita c'e' stato un incidente di percorso, o magari hanno visto troppi Dallas, troppi Beautiful, troppe telenovelas che le hanno distolte dalla cura per l'ambiente domestico.

""""Ho visto cose che voi umani non avete mai visto""".....parole sante....Ho mangiato l'impossibile per mano di amiche che si vantavano di saper cucinare: carne ingommata, pizze extrasalate, dolci...amari, spaghetti...oh, gli spaghetti...pover'Italia. Quante combinazioni ci possono essere per sbagliare la cottura degli spaghetti???Molte donne le riescono a trovare tutte....!!!
Per non parlare della casa. Non sono uno che rompe le scatole se la casa non brilla, ma, cavolo, una volta entrai in un appartamento di sole donne (tutte hostess). Pensavo tra me e me che avrei trovato un posto carino, con le tendine cosi', tutto ordinato, insomma una bella casa. E che ci vado a trovare invece????Avete presente il museo degli orrori???Spazzolini, deodoranti, rasoi (....), giacche, camicie, gonne, abiti intimi (secondo.....) praticamente disseminati dappertutto. Lo schifo dello schifo.
Eh la miseria, mi son detto. E' questa è la casa di assistenti di volo donne, figurati quella degli uomini....

Personalmente sono cresciuto invece con una specie di autonoma ed illimitata indipendenza. L'ho fatto perchè già a 19 anni, dopo le scuole, mi sono ritrovato a lavorare fuori, abituato a gestire le mie cose per conto mio, senza aspettare che arrivasse qualcuno dall'esterno. E mi son trovato benissimo. Modestamente, ho imparato a cucinare tante belle cosine da solo, perchè mi piace e perchè anche è un piacere farle provare agli altri. Questione di volontà, credo.

Poi altro discorso importante. Evitate di farvi portare in macchina da una ragazza.... Ho assistito a vere e proprie scene racappriccianti al riguardo:inversioni a "u" pazzesche e vietatissime, retromarce su strade a scorrimento veloce, sorpassi azzardati o autoveicoli portati alla velocità superturbolenta di 5km/h!!!!Evito pure il discorso parcheggio che meriterebbe un capitolo a parte.
Insomma, meno salgono in auto e meglio è...per tutti....!!!!!

Tornando alle chiacchiere dell'altra sera desidero aggiungere una piccola chicca. Di fronte a noi abbiamo assistito ad un addio al nubilato di una ragazzetta biondina. La poverina se ne andava in giro con le sue 5 amichette con una corona ed un velo bianco in testa....l'hanno portata in un bar e fatta sedere e bere fuori, attorno ad un tavolino, davanti al pubblico passaggio di persone di tutti i tipi.
Come un animale rinchiuso nella sua gabbia in uno zoo, davanti allo sguardo di centinaia di individui, la disgraziata secondo me ha passato le ore piu' lunghe e brutte della sua vita. Altro che addio al nubilato....

Alla fine della serata me ne sono andato a casa sghignazzando, un ghigno malefico sulle labbra ed una serie di domande fisse per la testa: ma quella ragazza saprà cucinare, perchè si sposa, avrà raggiunto quindi l'obiettivo della sua vita, il matrimonio?????Mahhhhh....

Amiche mie non prendetevela per le mie parole, sono forse avvelenate da dure esperienze nel settore, provate e riprovate.
Non arrabiatevi per cosi' poco, so' che oggi lavorate tanto ed il tempo per pensare alle cose piu' semplici è minimo. Pero', onestamente, non ditemi che quel che ho detto è falso. Non tutte siete cosi' fortunatamente, si salvano solo le madri e le sorelle...(forse quest'ultime no...)
Un piccolo corso di economia domestica niente, eh????Altro che le serate a fare gli addii al nubilato e le intere giornate passate nei beauty pharm o dal parrucchiere. Datevi da fare!!!!Il tempo passa inesorabile.....Ehheheheh.

Ciaaaaaa

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20 agosto 2008

Sannicandro di Bari

Amici miei buongiorno a tutti voi. Beh, credo che sia arrivato il momento di parlare di un altro bel paese della provinicia di Bari, molto importante: Sannicandro di Bari.
Lo stemma: Un castello con portone centrale sormontato da tre torri merlate, aperte e finestrate d'argento su fondo azzurro terrazzato di verde, sormontato da una corona baronale e circoscritto da due rami, a destra di quercia, a sinistra d'alloro, uniti da un nastro argenteo.
Dal punto di vista storico è evidente constatare che la particolare posizione altimetrico-stradale e la sua vicinanza a Bari non potevano sfuggire all'attenzione degli antichi; il ricco materiale archeologico rinvenuto dimostra, infatti, che il territorio fu colonizzato sin dai tempi della Magna Grecia e fu sede di un antichissimo villaggio, chiamato "Mezardo". Esso fu successivamente occupato dai Romani e, alla caduta dell'Impero, dai Longobardi. Questi, nell'anno 585 ,per difendersi dai Bizantini, i quali miravano ad impossessarsi dell'Italia meridionale, costruirono le mura intorno ai villaggio ed un castello al suo interno. A partire da quel momento, il piccolo casale fu chiamato "Castrum Mezardi".L'imperatore bizantino Costante II lo distrusse, riducendolo ad un grande ammasso di rovine, ma nell'VIII e IX secolo un gruppo di monaci, fuggiti dall'Oriente in seguito alla persecuzione iconoclasta, scelsero Castel Mezardo come luogo adatto per fissare la loro dimora e vi costruirono una Chiesa dedicata al Santo Nicandro, vescovo e martire di Myra, da essi venerato. "Castrum Mezardi" fu ribattezzato "Sannicandro".
Geograficamente parlando Sannicandro di Bari è, come ho già detto in precedenza, un comune della provincia di Bari, della regione Puglia. Ha un territorio pianeggiante, tranne la fascia depressa attraversata dal torrente Picone in direzione sud-nord, si estende per 5500 ettari. Il suo territorio è talmente frazionato che pochi sono coloro che non possiedono un appezzamento di terra. Il clima è tipicamente mediterraneo (fascia adriatica), con inverni miti ed estati calde, caratterizzati da periodi di forte siccità. Le colture prevalenti sono oliveti (specialità coratina), vigneti (uva da tavola e da vino), mandorleti ed ortaggi ad uso privato. Non mancano gli alberi da frutta come il fico, il melo cotogno, il ciliegio, il melograno, il fico d'India, il pesco , il pero e il percoco. La flora è quasi totalmente costituita da colture piantate dalla mano dall'uomo attraverso un duro lavoro su una terra con poca acqua. La vegetazione arborea spontanea è molto povera. La fauna è costituita da rari esemplari volpi, conigli selvatici, talpe e donnole. Suggestivo è il centro storico, caratterizzato dal castello di Federico II di Svevia, con le sue maestosi torri bizantine, intorno a cui si snodano stupendi vicoli e vicoletti.
La cultura del paese: Qualche decennio fa a Sannicandro di Bari, c'era una scuola superiore denominata "agraria" per il tipo di indirizzo e di specializzazione che forniva, agrario appunto; come lo si può anche notare dalla conformità del territorio prevalentemente adatto ad ospitare oliveti e vigneti.
Ricordiamo un famoso detto popolare della fine del Settecento: "I sent' daffèor, e i puorc da jind" per indicare che alla fine del Settecento a Sannicandro, c'erano gli animali da cortile nelle case degli abitanti: maiali, capre e conigli, come in tutto il meridione d'altronde, e le chiese maggiori, fuori dalle mura interne. Proprio a causa della presenza di animali in casa che convivevano a stretto contatto con le persone derivò la peste che colpì Sannicandro dal 1850 al 1870 (causata del basso livello di igiene che portavano le persone che possedevano degli animali da cortile in casa).
Avvenimenti in Sannicandro di Bari
La Quarantana
(mercoledì delle Ceneri) La tradizionale processione che annuncia la fine del carnevale. È tipica la figura di "Arunz", fantoccio per l'appunto simbolo del carnevale, che viene portato in processione per le strade cittadine e poi bruciato in piazza.

La Madonna di Torre
(lunedì dell'Angelo) La madonna di torre è una piccola chiesa situata nella campagna limitrofa al paese. Durante il lunedì dell'angelo viene portato in processione per le vie cittadine un quadro raffigurante la madonna. L'occasione è buona, data la stagione, per organizzare una scampagnata nei pressi della chiesa.

San Giuseppe
(ultima domenica di Giugno) Sicuramente la festa religiosa più importante del paese. Tradizionale è la processione della domenica mattina, dove il parroco della Chiesa dell'Assunta consegna alla statua del Santo patrono le chiavi della città, simbolo tangibile della profonda venerazione della popolazione verso il patrono. È divenuto ormai una consuetudine, il lancio di un pallone aerostatico al termine della processione come anche la manifestazione pirotecnica che normalmente si svolge alla fine della giornata, degna conclusione della celebrazione.

L'abitino dei Quattro Cantoni e la Madonna del Carmine
(15 e 16 luglio) Nel contesto della festa religiosa della seconda parrocchia sannicandrese, il Carmine, per l'appunto, si inserisce la manifestazione dell'abitino dei Quattro Cantoni, meglio conosciuta come "U Pizz'kellò". Questa manifestazione ha origini antiche. Nei decenni scorsi si svolgeva al termine delle fatiche dei campi, ed era un modo per attirare l'attenzione delle ragazze. Il gioco consisteva e consiste tutt'oggi nel realizzare una piramide umana, composta da nove persone che deve avanzare su un percorso rettilineo. I "Quattro Cantoni" sono le quattro contrade del paese (ossia Assunta, Torre, Carmine e Castello) che si sfidano in gare ad eliminazione diretta. Rimarrà solo una contrada che sarà la trionfatrice del Pizz'kello!La Madonna del Carmine è anche memoria storica, legata alla notte tra il 25 e 26 giugno del 1943 (testimonianza dell'accaduto)nella quale squadroni di bombardieri inglesi devastarono con lancio due bombe, l'inoffensiva comunità sannicandrese, provocando la morte di 87 concittadini. Fu distrutta anche la Chiesa del Carmine... solo l'Immagine della Madonna restò intatta: il 16 luglio è portata in processione, seguita da una moltitudine di fedeli.

Festa dell'Assunta
(14 e 15 agosto) Una grande fiaccolata si snoda dalla Chiesa Madre alla Sacra immagine scultorea della madonna dell'Assunta in via Diaz. Nelle stradine del paese vengono allestiti piccoli altari devozionali.

Festa della Madonna delle Grazie
(7 settembre) Questa festa rientra nella tradizione come momento di aggregazione rionale. È famosa soprattutto per l'arrosto alla brace del "pezzetto", dei fegatini e della salsiccia, che sono degustati lungo la strada che porta all'omonima chiesetta.

Festa del Crocifisso
(quarta domenica di Settembre) Molto simile alla festa patronale e allestita dal Comitato Feste Patronali. La festa prende avvio dal momento in cui padre Balsaniello, era il 27 settembre 1731, donò una particella alla Santa Croce di Cristo alla Chiesa del Purgatorio che diventò così del Crocifisso, in quanto la Sacra Reliquia fu incastonata in una teca posta in un crocifisso in argento. Da quel momento il Crocifisso è portato in processione e, al centro del paese, è innalzato dal Parroco a protezione degli antichi quattro cantoni di Sannicandro.

Sagra delle Olive
(seconda domenica di Ottobre) È la festa che attira più gente al paese. Nella piazza del castello vengono allestiti stand di olivicoltori. Vengono offerti ai visitatori degustazioni di olio e di altri prodotti locali. Il tutto è accompagnato da orchestre o cantanti famosi. Da un paio d'anni, inoltre, durante la manifestazione si svolgono visite guidate al castello normanno-svevo nell'ambito del progetto "I Princìpi"

Sagra delle Orecchiette
(Week-end prima del crocifisso) è una festa nata della scoperta che le orecchiette sono state create a Sannicandro di Bari! Le orecchiette, semplice e squisita specialità sannicandrese, sono strettamente legate alla storia e alla cultura del territorio. Insigni studiosi di enogastronomia pugliese - ricordiamo qui solo il più autorevole. il professor Luigi Sada - hanno dimostrato che le orecchiette avrebbero proprio avuto origine nel territorio di Sannicandro, durante la dominazione normanno-sveva, tra il XII e il XIII secolo.
Secondo il professor Sada, un'interessante caratteristica delle orecchiette, legata al particolare atteggiamento di protezione nei confronti della comunità israelitica locale da parte dei normanno-svevi, è la loro probabile derivazione da alcune ricette della tradizione ebraica, come le orecchie di Haman - l'antagonista del libro di Esther - che ritroviamo, ad esempio, in alcuni dolci sefarditi oppure nelle croisettes, un tipo di pasta preparato nelle vallate occitane del Piemonte, lontana parente delle orecchiette di Sannicandro anche nella probabile influenza mediorientale.

I Piatti tipici
Cicerchie: La cicerchia (i gnagnaul) è un legume molto citato a Sannicandro, soprattutto in forma dialettale, ma anche un legume prezioso che ha il sapore un po' di ceci, un po' di fave ed un po' di lenticchie. Si mangia bollita, condita con olio d'oliva abbondante. Si conserva secca e si mette a bagno almeno 12 ore prima della cottura (con un cucchiaio di sale o meglio di bicarbonato). Può essere preparata con un brodo di cotica o fatta stufare con mezza
cipolla, una carota, sedano, aglio e tre cucchiai abbondanti del nostro olio d'oliva.

Baccalà con patate fuoco sotto fuoco sopra
Pulire e diliscare il baccalà già ammollato. Sul fondo di una casseruola di terracotta unta d'olio, disporre l'aglio, il peperoncino e il prezzemolo tritati, il sale, le patate e i pomodorini a pezzetti. Unire il baccalà, cospargere di prezzemolo, pepe, olio e pomodorini a pezzetti. Coprire con le patate ed aggiungere nuovamente gli odori per il condimento. Concludere con una buona spolverata di pangrattato e bagnare con un po' d'acqua. Passare la teglia sulla brace viva coprendola con un coperchio colmi di carboni ardenti (fuoco sotto fuoco sopra) per 30 minuti circa. Servire caldissimo.

Involtini
È un piatto che si prepara con le interiora di agnello: fegato, cuore, polmone, retina e budelline. Pulire accuratamente queste ultime, tagliarne con le forbici, strofinarle con il sale e lavarle parecchie volte. Lasciarle a bagno in una bacinella per farle diventare più chiare. Dopodiché stendere la retina e tagliarla a quadrati; tagliare anche il fegato, il polmone ed il cuore a striscioline sottili, metterle in ogni quadrato di retina aggiungendo qualche rametto di prezzemolo. Arrotolare la retina in modo da formare un fagottino cilindrico sottile. Avvolgere con diversi giri di budelline che nel frattempo saranno state tolte dall'acqua ben scolate. Finita la preparazione, cuocere gli involtini sulla brace, voltandoli e rivoltandoli; ogni tanto punzecchiarli con la forchetta mantenendo sempre viva la brace. A cottura ultimata salarli e servirli molto caldi.

Architetture e luoghi di interesse
Chiese
Chiesa dell'Assunta
Nel 1817 si pose mano alla costruzione della grande Chiesa Madre, di stile ionico, progettata dall'architetto Gimma, sul suolo risultato dalla demolizione di una vecchia Chiesa preesistente da circa due secoli.Varie trasformazioni sono intervenute nel 1833, ad opera del Sindaco Mastronardi, e nei 1873, ad opera del medico Desposati. Nel 1919 è stata restaurata e ripavimentata per volontà dell'Arciprete Don Vitantonio Giammarella. Al suo interno, a seguito di una solenne celebrazione svoltasi il giorno 5 novembre 2004, è depositata la Reliquia attribuita al vescovo e martire di Myra San Nicandro, dal quale il paese trae la denominazione.

Seconda Parrocchia del Carmine
La Chiesa è dedicata alla Madonna del Carmine. Una preesistente Chiesa del Carmine, sorta nel 1651 ad ovest dei Castello, fu distrutta dal bombardamento aereo che colpì Sannicandro durante la
II Guerra Mondiale. Non è stata ricostruita nel vecchio sito allo scopo programmato di farne centro di una nuova parrocchia. È stata aperta al culto il 21 dicembre 1958, giorno in cui si insediò il primo Parroco, Don Francesco Clarizio, all'interessamento del quale si deve la realizzazione dell'opera.

Cappella di via Bari
La Chiesa è sorta verso la fine del 1600 e fu dedicata alla Madonna della Pietà. Vi si venerano San Pietro e Sant'Elena. Da alcuni decenni è stata dedicata alla Sacra Famiglia.

Chiesa del Crocifisso
In origine si chiamava Chiesa del Purgatorio, perché edificata nel punto dove, nel XIV secolo, fu trovata una nicchia di pietra con superfici interne coperte da una pittura di stile bizantino, che si conserva, raffigurante Cristo sulla Croce tra quattro santi e le anime del
Purgatorio. Prese il nome di Chiesa del Crocifisso quando il frate cappuccino di Sannicandro, padre Balsaniello, portò in paese una reliquia della SS. Croce di Cristo, che fu incastonata in una croce d'argento e venerata nella seconda festa patronale del paese.

Chiesa dello Spirito Santo
Situata nella zona storica, fu edificata, quasi contemporaneamente alla Chiesa Madre, sul posto dove un volta esisteva la prima Chiesa del paese, dedicata a San Nicandro.

Chiesa della Madonna delle Grazie
È situata sulla via di Altamura e fu fatta edificare nel 1750 dal conte Filippo Arcamone, allora fittuario del Feudo di San Nicandro.

Chiesa della Madonna di Torre
Sita a due chilometri dal paese, è l'unica testimonianza dell'antico villaggio "Sizzaro", distrutto dagli
Ungari nel 1348; la Chiesa fu ricostruita da alcuni fedeli verso la fine del XVI secolo e restaurata nel 1853 e nel 1882. Sul prospetto dell'antica porta, sotto un arco a sesto acuto, si ammira un'effigie della Madonna, contornata da una antica epigrafe nella quale Romualdo, Arcivescovo di Bari, concede indulgenze a tutto il popolo devoto "col venire con la coscienza pura qui adesso e per sempre nel solennizzo della seconda festa di qualunque settimana". Nella cappella di Santa Maria di Sizzaro vi sono due altarini, dedicati alla Madonna della Torre e al Padre Eterno. Come segno di devozione verso la "Madonna di Sizzaro", la popolazione di San­nicandro, durante e dopo la Guerra, ha reso quasi sacra la strada che porta alla sua chiesa, realizzando e curando una serie di edicole in pietra della via Crucis, affinché la Madonna proteggesse i soldati al fronte.Tale devozione si tramanda ancora oggi, in particolar modo in occasione della Festività del Lunedì dell'Angelo, durante la quale i sannicandresi convengono presso la Chiesa, in un tripudio di folclore, al seguito del carro che trasporta in processione, la Sacra Immagine della Madonna.Dopo la celebrazione della Santa Messa si organizzano allegri e festosi ban­chetti all'aperto e, al rientro della processione in paese, all'imbrunire, lungo le vie di Sannicandro, si snoda una grande fiaccolata, che si conclude con brevi e colorati fuochi d'artificio.

I Monumenti
Il Monumento ai Caduti
Il monumento situato in piazza Unità d'Italia (una volta Parco della Rimembranza) è dedicato ai 127 militari sannicandresi caduti durante la
1ª guerra mondiale. Fu progettato dall'architetto Dioguardi e fu eretto su iniziativa del sacerdote prof. don Cosimo Losurdo nel 1929. Dall'alto del quale pende una pesante Campana detta Augustea, ottenuta dal bronzo dei cannoni austriaci. Ogni sera immancabilmente, dopo l'Ave Maria, con i suoi cinque rintocchi, invita la popolazione a un raccoglimento di preghiera e di riflessione.

Altri monumenti e lapidi
La più antica lapide è quella fissata nel muro che chiude il grande portale esterno del castello. In essa è trascritta in latina una sentenza del re Filippo lll di Spagna, dell'anno 1602, contro il conte di Conversano Antonio Acquaviva, il quale pretendeva far da giudice nelle cause fra gli abitanti della Baronia. Approfittando sull'ignoranza del popolo minuto, scrisse sulla lapide "Per allestire il banchetto ai numerosi operai che lavorarono per la costruzione del castello, furono spesi 100 ducati (£ 425) di solo prezzemolo".Una seconda lapide apposta sul frontale del vecchio municipio ricorda i tre sannicandresi Nicola Caputo, Giovanni Riccardi e Tommaso Del Re, caduti nell'imboscata di Dogali, nella colonia Eritrea il 26 gennaio 1887 durante la guerra coloniale.Nel cimitero sorge il monumento ossario per gli ottantanove cittadini vittime del bombardamento aereo subito da Sannicandro la notte tra il 25 e 26 giugno 1943. Fu progettato dall'ingegnere Domenico Lobalsamo.

Centro Storico
Il Castello Normanno-Svevo
Per approfondire, vedi la voce Castello Normanno-Svevo di Sannicandro di Bari.
Il Castello di Sannicandro di Bari sorge nella zona medievale del paese, tra le caratteristiche case a scalinata esterna, ed è circondato dall'antico fossato svevo, colmato e trasformato in strada solo nel 1836. È composto di due parti distinte messe l'una nell'altra, costruite in epoche distanti tra loro, ad opera dei
Bizantini e degli Svevi.
Infine, non posso che consigliare di visitare questo splendido ed andando a mangiare in un locale buonissimo e molto economico, a due passi dal centro di sannicandro: "il nascondiglio". Amici miei, che dire, in questo posto troverete pizze fantastiche e braciole di trippa e di vitello, nonchè ottimi manicaretti caserecci pugliesi!!!Provare per credere.
Beh, a questo punto vi lascio ai vostri pensieri.....ci vediamo presto!!!!

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Bitritto

Carissimi visitatori il post odierno è dedicato ad uno dei paesi dell'hinterland barese, sicuramente tra i piu' vicini e noti: Bitritto.
La storia: Bitritto (o come dicono in gergo popolare Vetritte, léngh'e stritte ) è un comune di 10.298 abitanti della provincia di Bari. Situato sulle ultime propaggini della murgia barese, a dodici chilometri circa dal mare, a sud-ovest della città. Collegato al capoluogo da un'ampia superstrada, il paese è noto per la coltivazione dell'olivo e della vite. Nel territorio comunale, di dimensioni esigue per la presenza di comuni molto vicini, non sono presenti corsi d'acqua. Il nome del borgo medievale (un locus bitrictum o vetrictum trovasi citato già dall'XI secolo) forse alludeva ad una distruzione plurima ( lat. "bis-tritum", cioè "distrutto due volte", oppure, tesi più accreditata, alla presenza di due torri (attualmente ne resta una soltanto). A lungo soggetto a signorie e vassallaggi, divenne comune indipendente in epoca napoleonica con l'arrivo dei Sanfedisti nel Regno di Napoli.
Paese di forte
emigrazione in passato, la festa patronale (primo martedì di marzo) rappresenta per molte famiglie un'occasione di riunione. Centro a prevalente vocazione agricola (coltivazione, trasformazione di prodotti agricoli, con presenza di alcuni oleifici) fino a pochi decenni or sono, ha attraversato un notevole ampliamento demografico e una terziarizzazione dell'economia per lo sviluppo delle comunicazioni con il capoluogo pugliese, cui dista meno di dieci chilometri.
Attualmente, alcuni progetti di sviluppo dell'area urbana barese verso sud (in direzione dello
stadio S. Nicola) e la prevista creazione della città metropolitana coinvolgono direttamente l'abitato.
Lo stemma: """D'azzurro, terrazzato di verde, alla chiesa affiancata dalla torre campanaria a sinistra, e da una torre militare di tre ordini a destra, il tutto al naturale; al Capo del Littorio che è: Di rosso (porpora) al Fascio Littorio d'oro circondato da due rami di quercia e di alloro, annodati da un nastro dai colori nazionali""".
I trasporti: Il trasporto pubblico extraurbano da e verso Bari e altri paesi dell'entroterra è comunque assicurato con regolarità attraverso linee di autobus (Bari- Santeramo, Bari- Acquaviva, Bitritto-Modugno e Bitritto-Bitetto). Il paese si è dotato da alcuni anni di una tangenziale per limitare il traffico in quanto comune più prossimo alla città sulla strada per Sannicandro di Bari, Cassano delle Murge e Altamura.
Cosa visitare a Bitritto?La risposta non tarda ad arrivare: il Castello Normanno-Svevo , Casa-torre, Colleggiata Sant'Angelo, Chiesa Matrice Maria Santissima di Costantinopoli, Chiesa di Sant'Antonio da Padova nel centro strorico ("la terr"), Chiesa di Santa Caterina nel rione "borgo", Cappella della Madonna di Loreto e Cappella San Pietro in via Carlo Alberto già via Pagano che si collegava alla mulis vectabilis via per Peucetios citata da Strabone, le Cappelle rurali del '600 sulla via di Sannicandro Madonna del Piano e del Serto e la Rettorie del '900 dedicate a San Luigi Gonzaga e San Rocco. Suggestiva la visita del borgo antico nelle ore serali.
Per quanto concerne le attività sportive non si puo' omettere di ricordare che è presente lo stadio comunale; esso è adoperato per le partite delle squadre giovanili di Calcio e Rugby Lions Bitritto. Vi sono anche squadre giovanili di pallavolo e basket e un circolo tennis. D'estate si svolgono alcune manifestazioni sportive come maratone e tornei di sport a squadre, organizzate dall'amministrazione comunale.
Personalmente sono molto legato a Bitritto, in quanto, una parte della mia famiglia risiede proprio là da qualche anno. Lo trovo un paese davvero carino, anche perchè spesso vengono organizzate vere e proprie feste e sagre molto belle da vedersi. Una cittadina che, come ho scritto in precedenza, è tra l'altro ben collegata e molto vicina a Bari. Spesso capita che se si vuole fare una bella passeggiata o mangiare delle buone pizze basta arrivare in questo paese e si possono trovare ottimi locali. Uno di questi che consiglio vivamente è "La Campagnola", mentre per quel che concerne i pub potrete optare per "The Taylor's", locale in cui spesso suonano dal vivo bravissimi musicisti di genere jazz o rock.
Insomma, per non tirarla per le lunghe, il divertimento c'è ed è pure bello assicurato!!!!
Buona passeggiata amici miei e a presto!!!!
Info by: http://it.wikipedia.org/wiki/Bitritto
Immagini by: http://www.comune.bitritto.ba.it
http://www.paesionline.it/cartografie_comuni/bari/bitritto_mappa.gif

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18 agosto 2008

Una bellissima vacanza

Cari amici è tempo di rientro dalle ferie ed io, come buona parte degli italiani, mestamente torno nella mia città dopo una breve pausa rilassante. Ebbene si, amici miei, quest'anno le mie ferie le ho trascorse fuori dalla Puglia, nella vicina Calabria, attorniato da vecchi e nuovi amici. Un periodo trascorso al mare con dei ragazzi davvero simpaticissimi, delle ragazze bravissime, dei compagni d'avventura temerari; insomma mi sono trovato davvero bene.
Ma andiamo con ordine. Il 9 agosto io e la mia amata bicicletta "siamo" partiti alla volta di Villapiana, un grazioso paese a pochi metri dal mare, in provincia di Cosenza. Ho subito ritrovato alcuni amici con cui solitamente esco a Bari e ne ho conosciuti altri che si sono poi rivelati ottimi compagni d'uscite. Il giorno successivo, alle 6 della mattina (pensate che capafresca) sono partito per raggiungere Lorica, sempre in provincia di Cosenza, dove avevo appuntamento con il gentilissimo e bravissimo Dr. Mico Belcastro, responsabile della locale Sezione CAI (Club Alpino Italiano). Il motivo?Secondo voi?Quale occasione piu' propizia se non quella di fare una bella gitarella (circa 40 km...) in mountinbike sulla Sila Grande????E cosi' è stato. Una giornata assolutamente fantastica, dove a parte le nuove amicizie subito strette con gli altri bikers, ho avuto la possibilità di scorazzare in una incantevole ed enorme foresta incontaminata, pedalare in mezzo a campi brulli e granai dorati, attraversare ruscelli di acque sorgive, vedere vacche passare a pochi cm dal viso, respirare la natura in tutta la sua bellezza, sentire soltanto il cinguettio degli uccelli e lo sfregamento delle foglie degli alberi. Questa è la mia vacanza, questo è il mio mondo. Scusate se è poco, scusate se non chiedo di piu'.
Successivamente sono rientrato in paese e mi sono lasciato alle spalle le fatiche delle salite per dedicarmi completamente ai bagni nel mare ionico. Giornate belle e divertenti, dove assieme ai miei amici Ciccino, Patty, Alessandro (bastrado-dentro..:->) , Marco, Anna (la Prof.) di Potenza, Matteo, Anna (la Dr.ssa) di Altamura, il simpaticissimo (oramai british) Salvatore e la sua timidissima ragazza Renata, Andrea, il grande Massimo da Brescia, Francesco e Luciana, Marco e Ketty, le bravissime Giusy e Piera, il buon Nicola (il capocomitiva estivo....), Michele di Poggiofranco, ho vissuto delle ore di puro divertimento. Serate in compagnia di persone che mi hanno davvero fatto dimenticare il lavoro (almeno quello...) e grazie pure alle quali ho avuto l'occasione per apprezzare meglio una terra che non conoscevo assolutamente piu' di tanto.
Non posso non ringraziare nuovamente soprattutto Ciccino e Nicola, i quali si sono sempre prodigati per accompagnarmi da una parte all'altra ed un caloroso grazie lo rivolgo anche a Giusy e Piera, le quali addirittura si sarebbero offese se non mi fossi fermato a pranzo da loro l'ultimo giorno della mia permanenza. Capite che ragazzi ho incontrato?
Vedete, l'amicizia è una capacità che solo gli esseri umani sanno avere. Il fatto di saperla utilizzare al meglio fà si che i rapporti sociali si consolidino sempre piu'.
In questi giorni oramai ero pure stato segnalato come colui che "attaccava i pipponi". Infatti, ad onor del vero, mi divertivo a raccontare a tutti come fosse andata l'escursione sulla Sila, con tanto di descrizione certosina di particolari e aneddoti. Tra l'altro, cercavo di trovare "nuovi adepti" da portare magari sul "Pollino" o nelle "Gole del Raganello"....ma, ahimè, nessuno si è voluto proporre....chissà come mai....ehehhehehe!!!!!
Onestamente, se non fosse stato per il lavoro che chiama, sarei rimasto in eterno in vacanza con tutti loro. Altrettanto onestamente devo dire che una parte di me è rimasta sicuramente in Calabria quest'anno. Sono stato strafelice di conoscere cosi' tanti amici in gamba e divertenti ed ora un pochettino di dispiacere nel non rivederli rimane.
Tornare a casa è sempre bello, ma lasciare questo bel gruppetto di persone mi pesa un po'. E' pur vero che ognuno deve rientrare magari su a lavoro a Roma, altri a Milano, altri a Torino, ognuno con la sua storia, ognuno con la sua vita. Una cosa è certa pero, a differenza di quello che poteva succedere un tempo, oggi la distanza tra una città all'altra non esiste piu', grazie a internet. Percio', mi ero ripromesso che alla prima occasione utile avrei dedicato un post apposito sul mio blog, e cosi' ho fatto. Anche a migliaia di kilometri di distanza questi ragazzi potranno sempre venire a leggere le mie piccole grandi storielle.
In conclusione, posso dire di aver passato proprio una bellissima vacanza.
Grazie ragazzi, per la vostra splendida amicizia, spero di rincontrarvi presto di nuovo tutti insieme.

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02 agosto 2008

Detti baresi parte II - La vendetta....

Amici miei buongiorno a tutti voi. Dopo aver sguazzato in lungo ed in largo su internet, ho scovato, sul sito del mio amico Toni (http://circotonio.altervista.org/home.htm, logicamente entrato d'autorità a far parte dei miei siti preferiti!) questi bellissimi detti baresi che vado ad aggiungere a quelli che, già a suo tempo, inserii sul mio blog. Credo che sia sempre doveroso aggiornare il mio spazio virtuale con quelle che reputo le fondamenta della tradizione popolare barese.
Ecco dunque altre bellissime espressioni dialettali piu' o meno ancora utilizzate ai giorni d'oggi:

Buon divertimento e, mi raccomando, seguite le istruzioni!!!
DETTI, PROVERBI E MODI DI DIRE BARESI
(Istruzioni per l'uso: per una lettura scorrevole e corretta non pronunciare mai la (e) non accentata.)

AMICIZIA

A l'amisce non ze fasce mà a credènze.
Agli amici non si fa mai credito.
Amisce che ttutte, fedéle che nessciune.
Amici con tutti, fedele con nessuno.
Ci che u-amiche se chenfite, s'acchie sémbe m-mènze o ndriche.
Chi si confida con l'amico, si trova sempre in un pasticcio.
Da nande t'avandene, da dréte te tagghiene.
Davanti ti vantano, da dietro ti tagliano (criticano).
Lassa pèrde a cci non déne nudde da pèrde.
Lascia perdere chi non ha nulla da perdere.
Quande ié bbèlle u care amiche acquanne nge dà; acquanne non nge dà, te cande tutte le defìitte ca non à.
Quanto è bello l'amico quando gli dai; quando non gli dai ti canta tutti i difetti che non hai.


AMORE - GELOSIA - UOMO - DONNA - MATRIMONIO

Acquanne la mésérie trase de la porte, u-amore iésse da la fenéste.
Quando la miseria entra dalla porta, l'amore esce dalla finestra.
Acquanne la vidue se marite, nonn'è amore, ma ié preddite.
Quando la vedova si marita, non è amore ma prurito.
Ch'u cavadde u sprone, che la megghiére u bastone.
Con il cavallo lo sprone, con la moglie il bastone.
Ci te vole bbéne, apprisse te véne.
Chi ti vuol bene, appresso ti viene.
De Vènere e de Marte non ze spose e non se parte.
Di Venere e di Marte non si sposa e non si parte.
La bellézze ié ccome o ffiore: picche cambe e ssubete more.
La bellezza è come il fiore: poco dura e subito muore.
Fémne e mmìire lévene le penzìire.
Donne e vino tolgono i pensieri.
Finguande la bbélle ié ammerate, la bbrutte ié ggià spesate.
Fin quando la bella è ammirata, la brutta è già sposata.
Iè mmégghie nu marite bbrutte ca none nudde n-dutte.
E' meglio un marito brutto che niente affatto.
La bbionde pe vedé, la bbrune pe spesà.
La bionda da vedere, la bruna da sposare.
La fèmne asseduate spacche u solde.
La donna ordinata spacca il soldo (è parsimoniosa).
La fèmne non vole penzìire.
La donna non vuole pensieri.
La fèmne sèmze amore ié nu ffiore senza addore.
La donna senza amore è come un fiore senza odore.
Lendane da l'ècchie, lendane d'o core.
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
Mègghie nu male marite ca na male vecine.
Meglio un cattivo marito che una cattiva vicina.
U-amore asscènne e non zale.
L'amore scende e non sale.
Le fèmne e le pecceninne ànne a parlà acquanne pisce la gaddine.
Le donne e i bambini devono parlare quando la gallina orina.
Zit'abbaggnate, zit'affertenate.
Sposa bagnata, sposa fortunata.
Doppe le chembitte ièssene le defìitte.
Dopo i confetti escono i difetti.
U-amore de lìitte fasce scherdà u-amore de pìitte.
L'amore di letto, fa scordare l'amore del petto.
Vogghie de megghière, dogghie de marite.
Voglie di mogli, doglie di marito.


CASA E PARENTI

Le scarpe so ccome a le parìinde: cchiù so strètte e cchiù fascene male.
Le scarpe sono come i parenti: più sono stretti e più fanno male.
Ci non ganosce u-attane, canosce u figghie.
Chi non conosce il padre, conosce il figlio.
Le figghie femmine so cambiale.
Le figlie femmine sono cambiali.
Na case sènza fèmne iè na varche sènza temone.
Una casa senza donna è una barca senza timone.
Figghie peccenunne, uà peccenunne; figghie granne, uà granne.
Figli piccoli, guai piccoli; figli grandi, guai grandi.

ESPERIENZA - ACCORTEZZA

Accome spìinne, mange.
Come spendi, mangi.
Ci accatte av'a tenè cìind'écchie.
Chi compra deve avere cento occhi.
Ci gote n-gevendute, patissce a la vecchièzze.
Chi gode in gioventù, patisce in vecchiaia.
Ci non zape servì, non zape acchemmannà.
Chi non sa servire, non sa comandare.
Ci sémbe pènze ièsse matte.
Chi pensa sempre diventa pazzo.
Ci sta citte citte, iè bbrutte siggne.
Chi sta zitto zitto, è un brutto segno.
Mange e bbìive a gguste tù, ma vìistete a gguste de l'alde.
Mangia e bevi a gusto tuo, ma vestiti a gusto degli altri.
U besciarde, na volde ca disce la vertà, non è credute.
Il bugiardo, una volta che dice la verità, non è creduto.
U cudde c'avanze terrise, te préche la vite.
Colui al quale devi dei soldi, ti prega la vita.
U tacé vale na doppia resposte.
Il tacere vale una doppia risposta.
A ddisce, tutte bbrave sime.
A parlare, tutti siamo bravi.
Ce la mmidie fosse ruggne, s'aggnèsse BBare e ttutte Meduggne.
Se l'invidia fosse rogna, si empirebbe Bari e tutta Modugno.
Ce ué cambà biate, non zì penzanne o passate.
Se vuoi vivere beato, non pensare al passato.
Chenzigglie ca non ze paghene, non ze séndene.
Consigli che non si pagano, non si ascoltano.
Ci auuande apprime, auuande do volde.
Chi prende per primo, prende due volte.
Ci nom barle non snagglie.
Chi non parla non sbaglia.
Ci non accétte, non mmèrede.
Chi non accetta, non merita.
Ci prime t'allisce, po te pisce.
Chi prima di liscia, poi ti piscia.
Fedasse ié bbuéne, non vedasse ié mmégghie.
Fidarsi è buono, non fidarsi è meglio.
Ianema nétte, non déme vendétte.
Anima pura non teme vendetta.
La speriénze vale cchiù de la ssciénze.
L'esperienza vale più della scienza.
Mégghie mmidie ca piatà.
Meglio invidia che pietà.
Nom bote scì sémbe dritte.
Non può andare sempre dritta.
Non ze candanne vettorie prime d'u tìimbe
Non cantare vittoria anzi tempo.
Oggn'e saggerazzione non é bbone.
Ogni esagerazione non è buona.
P'oggn'e ccose s'acchie la drètte.
Per ogni cosa si trova il rimedio.
P'oggn'e sbagglie asiste na scuse.
Per ogni sbaglio esiste una scusa.
Pìinze a mmale ca véne a bbéne.
Pensa a male che viene bene.
U prise, cchiù u aggire, cchiù fète.
Il cantero, più lo rimesti, più puzza.
U seggnore av'a nassce seggnore!
Il signore deve nascere signore!
Addò non zì mbetate, da ciucce se apprezzate.
Dove non sei invitato, come asino sei considerato.
Amminde nnanze pe non gadè.
Buttati avanti per non cadere.
La bbona parole monge, la triste ponge.
La buona parola munge, la triste punge.
LA lèngue abbatte addò u dénde dole.
La lingua batte dove il dente duole.
Nu pile de fèmne tire nu basteménde.
Un capello di donna tira un bastimento.
Perdùune all'alde assà, a tté mà.
Perdona agli altri assai, a te mai.
U negozzie ca non ze fasce ié u megghie.
L'affare che non si fa è il migliore.
V'icchie e frastìire poddene disce chèdde ca volne.
Vecchi e forestieri possono dire quello che vogliono.

ECONOMIA - RICCHEZZA - POVERTA'

Le terrise vonne e vvénene.
I soldi vanno e vengono.
A na lire a la volde se fasce u megglione.
A una lira alla volta si fa il milione.
Ch'u male affare nge remitte ngìinze e capetale.
Con il cattivo affare ci rimetti incenso e capitale (sia sentimentalmente che materialmente).
Ci téne tazze, téne becchìire.
Chi ha tazze, ha bicchieri.
U ssolde tunne aggire u munne.
Il soldo tondo gira il mondo (in contanti si può girare il mondo).
Ci iè rricche poverìidde se fasce.
Chi è ricco fa credere di essere povero.

GUAI - VITA - MORTE

A pagà e a merì sta sémbe timbe.
Per pagare e per morire c'è sempre tempo.
Ci cambe a la speranze, desperate more.
Chi campa alla speranza, muore disperato.
Ci more allasse tutte.
Chi muore lascia tutto.
Decì la morte: "Addò ffusce?"
Disse la morte: "Dove scappi?".
La morte non vasce le cose ggiuste.
La morte non fa le cose giuste.
Mange, c'à dda iésse mangiate.
Mangia, che sarai mangiato.
Morte, a iune a iune se le porte.
Morte, a uno ad uno se li porta.
Na volde se cambe
Una volta si vive.
Non de facénne granne sope a le desgrazzie de l'alde.
Non ti fare grande sulle disgrazie degli altri.
Pigghie la vite accome véne.
Prendi la vita come viene.
Pigghiete a pavure de le vive e nno de le muèrte.
Abbi paura dei vivi e non dei morti.
Pigghiete la scernata bbone ca la malaménde no mmanghe mà.
Goditi la giornata buona che la cattiva non manca mai.
Povre a cci more, ca ci cambe se chenzole.
Povero chi muore, che chi campa si consola.
Sope a le uà de l'alde tutte bbrave sime.
Sui guai degli altri siamo tutti bravi.
Se sape addò se nasce, ma non ze sape addò se more.
Si sa dove si nasce, ma non si sa dove si muore.
Vécchie ié ci more apprime.
Vecchio è chi muore prima.
STUPIDITA' - AMAREZZA - IRONIA
Busse a denare e responne a bastone.
Bussa a denari e risponde a bastoni (quando si vuol sottolineare che il proprio interlocutore cerca di deviare il discorso).
Ci téne mange e ci non téne mange de cchiù.
Chi possiede mangia e chi non possiede mangia di più.
La bellèzze non dà a mangià.
La bellezza non dà da mangiare.
La canarute vole stà nginde, la sciosciue vole allattà.
La golosa vuole essere in cinta, la sciattona vuole allattare (ognuno trova il modo per appagare le proprie voglie).
La mamme di strunze sta sémbe préne.
La mamma dello stronzo è sempre in cinta.
Mégghie a rebbà a le pecceninne c'a sta a soggétte a tté.
Meglio andare a rubare ai bambini che essere soggetto a te.
Non déne tazze e bbéve cafè.
Non ha tazze e beve caffè.
Non déne tazze e tténe piattine.
Non ha tazze e ha piattini (per chi fa sfoggio di cose costose quando non ha quelle fondamentali).
Picche, maleditte e ssubete.
Poco, maledetto e subito.
Oggn'e ppile scétte nu grite.
Ogni pelo lancia un grido (quando uno lavora poco, pur non avendo fatto gran ché, cerca di far rivalere il poco fatto).
Pure le cecate canosscene le terrise.
Pure i cechi conoscono i soldi.
Addò tténe l'ecchie, téne le mane.
Dove ha gli occhi, ha le mani (detto di chi non si limita a guardare, ma tocca anche quello che non deve).
"Ué?"...se disce a le malate.
"Vuoi?"..si dice ai malati (è buona creanza porgere il cibo all'altro piuttosto che chiedergli se lo desidera).
Buéne sine, ma fésse none.
Buono si, ma fesso no.
Ci và p'avé grazzie, iave gestizzie.
Chi va per avere grazia, ha giustizia.
La fertune ié amande de le fìisse.
La fortuna è amante dei fessi.
Ci fasce male iave bbéne, ci fasce bbéne iave péne.
Chi fa male ha bene, chi fa bene ha pene.
U-acìidde pisce e u cule iave mazzate.
Il pisellino (del bambino) fa la pipì (a letto) e il sedere è picchiato.
U tìimbe ié galandome.
Il tempo è galantuomo.

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